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1 gennaio 2012 - Maria SS. Madre di Dio

Galati 4,4-5 Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. ὅτε δὲ ἦλθεν τὸ πλήρωμα τοῦ χρόνου, ἐξαπέστειλεν ὁ θεὸς τὸν υἱὸν αὐτοῦ, γενόμενον ἐκ γυναικός, γενόμενον ὑπὸ νόμον, ἵνα τοὺς ὑπὸ νόμον ἐξαγοράσῃ, ἵνα τὴν υἱοθεσίαν ἀπολάβωμεν. At ubi venit plenitudo temporis, misit Deus Filium suum factum ex muliere, factum sub lege, ut eos, qui sub lege erant, redimeret, ut adoptionem filiorum reciperemus. Somma Teologica, IIIª q. 1 a. 5 arg. 1 (A.) e Summa Contra Gentiles, libro 4, capitolo 55, num. 11 (B.) affrontano la medesima questione: se l'incarnazione era necessaria alla redenzione, non sarebbe stato logico che essa avvenisse agli inizi della storia e non nella sua "pienezza", come invece vuole S. Paolo? Si legga direttamente sotto la traduzione. (La Contra Gentiles non riporta la quarta motivazione nella Theologiae.) Nel Comme

25 dicembre 2011 - Natale del Signore

Ebrei 1,1-6 Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. ... Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? e ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio». Πολυμερῶς καὶ πολυτρόπως πάλαι ὁ θεὸς λαλήσας τοῖς πατράσιν ἐν τοῖς προφήταις ἐπ' ἐσχάτου τῶν ἡμερῶν τούτων ἐλάλησεν ἡμῖν ἐν υἱῷ, ὃν ἔθηκεν κληρονόμον πάντων, δι' οὗ καὶ ἐποίησεν τοὺς αἰῶνας: ... Τίνι γὰρ εἶπέν ποτε τῶν ἀγγέλων, Υἱός μου εἶ σύ, ἐγὼ σήμερον γεγέννηκά σε; καὶ πάλιν, Ἐγὼ ἔσομαι αὐτῷ εἰς πατέρα, καὶ αὐτὸς ἔσται μοι εἰς υἱόν; ὅταν δὲ πάλιν εἰσαγάγῃ τὸν πρωτότοκον εἰς τὴν οἰκουμένην, λέγει, Καὶ προσκυνησάτωσαν αὐτῷ πάντες ἄγγελοι θεοῦ. Multifariam, mult

18 dicembre 2011 - IV domenica di avvento

Romani 16,25-27 A colui che ha il potere di confermarvi nel mio vangelo, che annuncia Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell’eterno Dio, annunciato a tutte le genti perché giungano all’obbedienza della fede, a Dio, che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen. Τῷ δὲ δυναμένῳ ὑμᾶς στηρίξαι κατὰ τὸ εὐαγγέλιόν μου καὶ τὸ κήρυγμα Ἰησοῦ Χριστοῦ, κατὰ ἀποκάλυψιν μυστηρίου χρόνοις αἰωνίοις σεσιγημένου φανερωθέντος δὲ νῦν διά τε γραφῶν προφητικῶν κατ' ἐπιταγὴν τοῦ αἰωνίου θεοῦ εἰς ὑπακοὴν πίστεως εἰς πάντα τὰ ἔθνη γνωρισθέντος, μόνῳ σοφῷ θεῷ διὰ Ἰησοῦ Χριστοῦ ᾧ ἡ δόξα εἰς τοὺς αἰῶνας: ἀμήν. Ei autem, qui potens est vos confirmare juxta Evangelium meum, et prædicationem Jesu Christi, secundum revelationem mysterii temporibus æternis taciti (quod nunc patefactum est per Scripturas prophetarum secundum præceptum æterni Dei, ad obeditionem fid

Stille Nacht!

Stille Nacht! heilige Nacht! Parole famose, più celebre ancora la melodia. Stille Nacht! heilige Nacht! Alles schläft, einsam wacht nur das traute hochheilige Paar. Holder Knabe im lockigen Haar, Schlaf in himmlischer Ruh'! Notte quieta, notte santa! Tutto dorme, soli vegliano i due cari e santi sposi. Grazioso bambino dai capelli ricci, dormi in celeste quiete. La vigilia di Natale dell'anno 1818 l'organista della chiesa di S. Nicola in Oberndorf (non lontano da Salisburgo) si vide arivare il cappellano della parrocchia: un paio d'anni prima aveva scritto una poesia natalizia, e si chiedeva se l'organista non avrebbe potuto comporre su quel testo una bella melodia. Forse l'organo era per qualche motivo inservibile, o forse perché il prete suonava la chitarra, fatto sta che gli chiese di pensarla con accompagnamento di chitarra. E, visto che erano in due, a due voci soliste, e coro. Stille Nacht! heilige Nacht! Gottes Sohn, oh wie lacht lieb a

11 dicembre 2011 - III domenica di avvento

1Tessalonicesi 5,23: Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo! Αὐτὸς δὲ ὁ θεὸς τῆς εἰρήνης ἁγιάσαι ὑμᾶς ὁλοτελεῖς, καὶ ὁλόκληρον ὑμῶν τὸ πνεῦμα καὶ ἡ ψυχὴ καὶ τὸ σῶμα ἀμέμπτως ἐν τῇ παρουσίᾳ τοῦ κυρίου ἡμῶν Ἰησοῦ Χριστοῦ τηρηθείη. Ipse autem Deus pacis sanctificet vos per omnia : ut integer spiritus vester, et anima, et corpus sine querela in adventu Domini nostri Jesu Christi servetur. Spirito, anima e corpo : nel suo commento alla Lettera agli Ebrei, S. Tommaso parla di questa visione tripartita dell'uomo. Egli commenta 4,12: Vivus est enim sermo Dei, et efficax et penetrabilior omni gladio ancipiti, et pertingens usque ad divisionem animæ ac spiritus, compagum quoque ac medullarum, et discretor cogitationum et intentionum cordis - Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente

4 dicembre 2011 - II domenica di avvento

2Pietro 3,10 Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in un grande boato, gli elementi, consumati dal calore, si dissolveranno e la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta. Ηξει δὲ ἡμέρα κυρίου ὡς κλέπτης, ἐν ἧ οἱ οὐρανοὶ ῥοιζηδὸν παρελεύσονται, στοιχεῖα δὲ καυσούμενα λυθήσεται, καὶ γῆ καὶ τὰ ἐν αὐτῇ ἔργα εὑρεθήσεται. Adveniet autem dies Domini ut fur, in quo cæli magno impetu transient, elementa vero calore solventur, terra autem et quæ in ipsa sunt opera, exurentur. De potentia , q. 5 a. 4: Qualcosa della creazione sarà ridotta al nulla? Sembra di sì, a giudicare dal nostro passo, citato nell'argomento 11, come pure da Sal 102,26-27 ("In principio tu hai fondato la terra, i cieli sono opera delle tue mani. Essi periranno, tu rimani; si logorano tutti come un vestito, come un abito tu li muterai ed essi svaniranno") e Lc 21,33 ("Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno") citati nell'argomento 1

27 novembre 2011 - I domenica di avvento

1Corinzi 1,9 Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro! πιστὸς ὁ θεὸς δι'οὗ ἐκλήθητε εἰς κοινωνίαν τοῦ υἱοῦ αὐτοῦ Ἰησοῦ Χριστοῦ τοῦ κυρίου ἡμῶν. Fidelis Deus, per quem vocati estis in societatem filii ejus Jesu Christi Domini nostri. "Da Dio siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo": in questa frase Tommaso vede la vocazione ultima dell'uomo, alla carità, la quale è: A. amicizia con Dio B. impossibile senza la fede e la speranza. Si noti il punto 3. di cui sotto: Cristo era "perfetto comprensore", ovvero non aveva la fede e la speranza, ma la piena visione e il pieno godimento di Dio (sorpresi, hm?). A. IIª-IIae q. 23 a. 1  Videtur quod caritas non sit amicitia. ... Respondeo dicendum quod, secundum philosophum, in VIII Ethic., non quilibet amor habet rationem amicitiae, sed amor qui est cum benevolentia, quando scilicet sic amamus aliquem ut ei bonum

20 novembre 2011 - XXXIV domenica del tempo ordinario (Cristo Re)

1Corinzi 15,28: E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti. ὅταν δὲ ὑποταγῇ αὐτῷ τὰ πάντα, τότε [καὶ] αὐτὸς ὁ υἱὸς ὑποταγήσεται τῷ ὑποτάξαντι αὐτῷ τὰ πάντα, ἵνα ᾖ ὁ θεὸς [τὰ] πάντα ἐν πᾶσιν. Cum autem subjecta fuerint illi omnia : tunc et ipse Filius subjectus erit ei, qui subjecit sibi omnia, ut sit Deus omnia in omnibus. Se "Dio sarà tutto in tutti", rimarrà in patria, ovvero nella eterna vita beata, l'"ordo caritatis", per il quale si ama prima se stessi e coloro che ci sono congiunti? Questione importantissima, non solo per l'aldilà ma anche per l'aldiqua, dato che tocca il problema nella natura dell'amore e del suo corretto ordinamento. Poiché è la sintesi del pensiero tomasiano è piuttosto difficile, è meglio, per una volta, riportare la traduzione del testo latino. Summa Theologiae, IIª-IIae, q. 26, articulus 13: arg. 1 Videtur quod ordo

13 novembre 2011 - XXXIII domenica del tempo ordinario

Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: «C’è pace e sicurezza!», allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire. Περὶ δὲ τῶν χρόνων καὶ τῶν καιρῶν, ἀδελφοί, οὐ χρείαν ἔχετε ὑμῖν γράφεσθαι, αὐτοὶ γὰρ ἀκριβῶς οἴδατε ὅτι ἡμέρα κυρίου ὡς κλέπτης ἐν νυκτὶ οὕτως ἔρχεται. ὅταν λέγωσιν, Εἰρήνη καὶ ἀσφάλεια, τότε αἰφνίδιος αὐτοῖς ἐφίσταται ὄλεθρος ὥσπερ ἡ ὠδὶν τῇ ἐν γαστρὶ ἐχούσῃ, καὶ οὐ μὴ ἐκφύγωσιν. De temporibus autem, et momentis, fratres, non indigetis ut scribamus vobis. Ipsi enim diligenter scitis quia dies Domini, sicut fur in nocte, ita veniet; cum enim dixerint: Pax et securitas, tunc repentinus eis superveniet interitus, sicut dolor in utero habenti, et non effugient. Super Sent., lib. 4 d. 47 q. 1 a. 1 - Quaestiuncula 3 : i Vangeli sinottici parlano di "segni della fine", e S. Giovanni

6 novembre 2011 - XXXII domenica del tempo ordinario

1Ts 4,13-17 Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti. Sulla parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore. Οὐ θέλομεν δὲ ὑμᾶς ἀγνοεῖν, ἀδελφοί, περὶ τῶν κοιμωμένων, ἵνα μὴ λυπῆσθε καθὼς καὶ οἱ λοιποὶ οἱ μὴ ἔχοντες ἐλπίδα. εἰ γὰρ πιστεύομεν ὅτι Ἰησοῦς ἀπέθανεν καὶ ἀνέστη, οὕτως καὶ ὁ θεὸς τοὺς κοιμηθέντας διὰ

30 ottobre 2011 - XXXI domenica del tempo ordinario

1Tessalonicesi 2,9 Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio. μνημονεύετε γάρ, ἀδελφοί, τὸν κόπον ἡμῶν καὶ τὸν μόχθον: νυκτὸς καὶ ἡμέρας ἐργαζόμενοι πρὸς τὸ μὴ ἐπιβαρῆσαί τινα ὑμῶν ἐκηρύξαμεν εἰς ὑμᾶς τὸ εὐαγγέλιον τοῦ θεοῦ. Memores enim estis, fratres, laboris nostri, et fatigationis: nocte ac die operantes, ne quem vestrum gravaremus, prædicavimus in vobis Evangelium Dei. S. Tommaso adduce tre ragioni per le quali gli apostoli, che pure avevano il diritto di vivere della loro attività, potevano rinunziarvi e lavorare per sostentarsi: 1. per smascherare i falsi apostoli, i quali predicavano solo per il guadagno (2Cor 11,12) 2. per non allontanare potenziali ascoltatori, timorosi di dover poi provvedere al loro sostentamento (2Cor 12,13) 3. per dare l'esempio ai pigri (2Ts 3,8). Sul "Contra impugnantes" si può vedere questa breve nota

23 ottobre 2011 - XXX domenica del tempo ordinario

1Tessalonicesi 1,5-7 ... ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene. E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedònia e dell’Acàia. ... καθὼς οἴδατε οἷοι ἐγενήθημεν [ἐν] ὑμῖν δι' ὑμᾶς. καὶ ὑμεῖς μιμηταὶ ἡμῶν ἐγενήθητε καὶ τοῦ κυρίου, δεξάμενοι τὸν λόγον ἐν θλίψει πολλῇ μετὰ χαρᾶς πνεύματος ἁγίου, ὥστε γενέσθαι ὑμᾶς τύπον πᾶσιν τοῖς πιστεύουσιν ἐν τῇ Μακεδονίᾳ καὶ ἐν τῇ Ἀχαΐᾳ. ... sicut scitis quales fuerimus in vobis propter vos. Et vos imitatores nostri facti estis, et Domini, excipientes verbum in tribulatione multa, cum gaudio Spiritus Sancti, ita ut facti sitis forma omnibus credentibus in Macedonia, et in Achaia. Super I Thes., cap. 1 l. 1: i tessalonicesi hanno imitato Paolo (che a sua volta in questo ha imitato Cristo) nella fortezza, non facendo dietrofront davanti alle tribolazioni. N

16 ottobre 2011 - XXIX domenica del tempo ordinario

1 Tessalonicesi 1,2-3 Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro. Εὐχαριστοῦμεν τῷ θεῷ πάντοτε περὶ πάντων ὑμῶν, μνείαν ποιούμενοι ἐπὶ τῶν προσευχῶν ἡμῶν, ἀδιαλείπτως μνημονεύοντες ὑμῶν τοῦ ἔργου τῆς πίστεως καὶ τοῦ κόπου τῆς ἀγάπης καὶ τῆς ὑπομονῆς τῆς ἐλπίδος τοῦ κυρίου ἡμῶν Ἰησοῦ Χριστοῦ ἔμπροσθεν τοῦ θεοῦ καὶ πατρὸς ἡμῶν. Gratias agimus Deo semper pro omnibus vobis, memoriam vestri facientes in orationibus nostris sine intermissione, memores operis fidei vestræ, et laboris, et caritatis, et sustinentiæ spei Domini nostri Jesu Christi, ante Deum et Patrem nostrum. Super I Thess., cap. 1 lectio 1: In questa epistola S. Paolo intende fortificare la giovane comunità contro le tribolazioni presenti. Nei primi versetti afferma di ringraziare Dio continuamente per

9 ottobre 2011 - XXVIII domenica del tempo ordinario

Filippesi 4,12-13 So vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. οἶδα καὶ ταπεινοῦσθαι, οἶδα καὶ περισσεύειν: ἐν παντὶ καὶ ἐν πᾶσιν μεμύημαι καὶ χορτάζεσθαι καὶ πεινᾶν, καὶ περισσεύειν καὶ ὑστερεῖσθαι. πάντα ἰσχύω ἐν τῷ ἐνδυναμοῦντί με. Scio et humiliari, scio et abundare, ubique et in omnibus institutus sum: et satiari, et esurire, et abundare, et penuriam pati. Omnia possum in eo qui me confortat. A sua moglie, che lo spinge a maledire Dio in quanto lo affligge nonostante la sua integrità, Giobbe risponde: "Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?" (2,10). E' questa la perfetta sapienza: amare i beni materiali in vista dei quelli spirituali. Una volta assicurati gli spirituali, il sapiente non si abbandona alla superbia se gode dei materiali e non si deprime se ne manca, secondo il detto dell'

2 ottobre 2011 - XXVII domenica del tempo ordinario

Filippesi 4,6-7 Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. μηδὲν μεριμνᾶτε, ἀλλ' ἐν παντὶ τῇ προσευχῇ καὶ τῇ δεήσει μετὰ εὐχαριστίας τὰ αἰτήματα ὑμῶν γνωριζέσθω πρὸς τὸν θεόν. καὶ ἡ εἰρήνη τοῦ θεοῦ ἡ ὑπερέχουσα πάντα νοῦν φρουρήσει τὰς καρδίας ὑμῶν καὶ τὰ νοήματα ὑμῶν ἐν Χριστῷ Ἰησοῦ. Nihil solliciti sitis, sed in omni oratione, et obsecratione, cum gratiarum actione petitiones vestræ innotescant apud Deum. Et pax Dei, quæ exuperat omnem sensum, custodiat corda vestra, et intelligentias vestras in Christo Iesu. A. Commento a Mt 5,9 "Beati pacifici, quoniam filii Dei vocabuntur" (Super Mt., cap. 5 lectio 2): La pace si ha quando ogni cosa sta al suo posto: 1. l'anima umana sta soggetta a Dio 2. nell'uomo le facoltà inferiori stanno soggette alla ragione 3. l'uomo st

25 settembre 2011 - XXVI domenica del tempo ordinario

Sul passo di Filippesi 2,6-7 vedi la domenica delle palme 2011 e anche la pasqua dello stesso anno (2c).

18 settembre 2011 - XXV domenica del tempo ordinario

Filippesi 1,21 Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. ἐμοὶ γὰρ τὸ ζῆν Χριστὸς καὶ τὸ ἀποθανεῖν κέρδος. Mihi enim vivere Christus est, et mori lucrum. Al momento della trasfigurazione, i tre apostoli sono presi da timore, e cadono. Gesù li solleva e li conforta. Il risultato di tale incoraggiamento è che essi "non videro più nessuno se non Gesù solo" (Mt 17,6-7). Consolàti da Cristo, essi vedono solo lui, non trovando gioia e consolazione in nessun altro, secondo il detto paolino di Fil 1,21: "Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno". Super Mt., cap. 17 l. 1: Posita transfiguratione, hic ponitur effectus in discipulis. Et primo ponitur timor; secundo confortatio Christi contra timorem; tertio effectus. Secunda ibi et accessit Iesus etc.; tertia ibi levantes autem oculos suos neminem viderunt. Dicit ergo "et audientes". Audierunt vocem patris de nube, sicut dicitur II Petr. I, 18: hanc vocem audivimus, cum essemus in monte. Et p

11 settembre 2011 - XXIV domenica del tempo ordinario

Romani 14,7-8 Nessuno di noi vive infatti per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. οὐδεὶς γὰρ ἡμῶν ἑαυτῷ ζῇ, καὶ οὐδεὶς ἑαυτῷ ἀποθνῄσκει: ἐάν τε γὰρ ζῶμεν, τῷ κυρίῳ ζῶμεν, ἐάν τε ἀποθνῄσκωμεν, τῷ κυρίῳ ἀποθνῄσκομεν. ἐάν τε οὖν ζῶμεν ἐάν τε ἀποθνῄσκωμεν, τοῦ κυρίου ἐσμέν. Nemo enim nostrum sibi vivit, et nemo sibi moritur. 8 Sive enim vivemus, Domino vivimus; sive morimur, Domino morimur. Sive ergo vivimus, sive morimur, Domini sumus. S. Tommaso, Super Mt., cap. 22 lectio 3: Gesù discute con i sadducei, i quali negano la risurrezione, mostrando che non comprendono la Scrittura: "Io sono il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe". Dio è "di qualcuno" quando viene adorato da qualcuno. Dunque essi vivono. Ma non con il corpo, bensì con l'anima. E che c'entra allora con la risurrezione? Se l'anima è viva, per natura

4 settembre 2011 - XXIII domenica del tempo ordinario

Romani 13,8-10 Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge. Infatti: «Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai», e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità. Μηδενὶ μηδὲν ὀφείλετε, εἰ μὴ τὸ ἀλλήλους ἀγαπᾶν: ὁ γὰρ ἀγαπῶν τὸν ἕτερον νόμον πεπλήρωκεν. τὸ γὰρ Οὐ μοιχεύσεις, Οὐ φονεύσεις, Οὐ κλέψεις, Οὐκ ἐπιθυμήσεις, καὶ εἴ τις ἑτέρα ἐντολή, ἐν τῷ λόγῳ τούτῳ ἀνακεφαλαιοῦται, [ἐν τῷ] Ἀγαπήσεις τὸν πλησίον σου ὡς σεαυτόν. ἡ ἀγάπη τῷ πλησίον κακὸν οὐκ ἐργάζεται: πλήρωμα οὖν νόμου ἡ ἀγάπη. Nemini quidquam debeatis, nisi ut invicem diligatis: qui enim diligit proximum, legem implevit. Nam "non adultabis, non occides, non furaberis, non falsum testimonium dices, non concupisces", et si quod est aliud mandatum, in hoc verbo instauratur: &quo